Ho sempre cercato di informarmi riguardo il trasporto dei dati attraverso onde elettromagnetiche e mi fa piacere sapere che nel Mondo ci siano ricercatori che si impegnano per migliorare questa tecnologia. Stamattina leggendo alcuni articoli a riguardo sul famoso blog americano Mashable, mi è caduto l’interesse su una ricerca che stanno portando avanti nell’Università di Shangai. Si tratta, in sostanza, di far riuscire a trasmettere i dati utilizzando la luce al posto delle onde radio. Nelle aree urbane la banda dei segnali WIFI è sempre più affollata. Per di più, la fisica delle onde elettromagnetiche impone un limite superiore per la larghezza di banda del WIFI. Per farla breve, si possono trasmettere dati solo ad una certa frequenza, ma più è bassa la frequenza delle onde e minore sarà la quantità di dati che si potranno trasmettere. Ma cosa succederebbe se si potessero trasmettere dati usando onde con una frequenza più alta e senza bisogno di una licenza del regolatore per le telecomunicazioni? La luce, come le onde radio, è un’onda elettromagnetica con una frequenza centomila volte maggiore del segnale WIFI. Inoltre, non c’è alcun bisogno di permesso per installazione di una lampadina. Tutto quello che serve è un modo per realizzare uno sfarfallio della luminosità molto rapido e accurato, in maniera tale da riuscire a trasportare un segnale. Da questa domanda e, successivamente, dalla sua risposta, è nato lo standard LIFI. Attraverso questa tecnologia i dati sono trasmessi ad una particolare lampadina a LED. Questa si accende e si spegne con una frequenza molto alta, circa un miliardo di volte al secondo, in modo che l’occhio umano non riesce a percepire questa variazione. Un ricevitore su computer o dispositivo mobile traduce questo sfarfallio in dati. Questa tecnologia potrebbe far trasmettere i dati ad una velocità di circa 10 volte maggiore rispetto il WIFI tradizionale. LIFI ha però un grande svantaggio. Per poter ricevere una connessione dati bisogna che il dispositivo “veda” la lampadina. Se ci si sposta nella stanza affianco il segnale non riesce a superare la barriera rappresentata dai muri che separano le varie stanze.
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Gaetano ZupoScrive appunti di: Archives
January 2017
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