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Ecco xkè amo lo sport americano!

10/31/2013

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Sono queste le cose che mi piacciono dello sport americano. L'anno prima perdi 93 partite su 162 e 12 mesi dopo diventi uno schiacciasassi capace di vincerne 97 e dominare le World Series. Sarà un caso ma questo è molto frequente nello sport professionistico americano ed in particolare nel baseball, dove negli ultimi dieci anni delle 30 squadre che compongono la lega ben 26 sono arrivate ai play-off. E' un ricambio che rende molto competitivo il campionato e permette ai tifosi, ogni anno, di sognare di poter ambire al titolo. 

Quello che è successo a Boston quest'anno è da romanzo. La squadra veniva da un'annata molto dura, ma subito dopo l'attentato della maratona in aprile, lo spogliatoio si è compattato iniziando una cavalcata che si è conclusa ieri sera.

Dopo un digiuno durato qualcosa come 86 anni, i tifosi dei Red Sox si godono adesso il loro terzo titolo dell’ultima decade, ma il primo in assoluto conquistato sul diamante di casa. Non male davvero per una squadra che sembrava perennemente afflitta dalla celeberrima “maledizione del Bambino”.
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Ogni tanto!

10/31/2013

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Quando succede qualcosa di buono gli va sempre dato il giusto risalto. Ecco perchè riporto una notizia di qualche giorno fa a cui i quotidiani hanno dato, forse, poca importanza. 

Ebbene il noto architetto internazionale Renzo Piano, nominato da qualche mese senatore a vita, ha deciso di devolvere il suo stipendio da parlamentare a favore di iniziative legate all’ideazione e progettazione da parte di giovani architetti (ad esempio per il recupero delle periferie, il consolidamento di strutture pubbliche esistenti come le scuole).

Questa notizia non può che far piacere e visti gli sprechi della politica potrebbe essere d'esempio per i tanti parlamentari, ministri, sottosegretari, segretari, portaborse ecc, affinchè riducano le loro spese e diano il buon esempio in questo particolare momento storico.
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Appendere le citazioni!

10/26/2013

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Pinterest potrebbe essere una piattaforma sociale visiva aperta ad ogni forma d’arte, ma le parole hanno ancora un ruolo importante. Stimolante o semplicemente divertente la citazione su Pinterest è diventata una forma d’arte tutta sua. Ecco perchè con questo post ho voluto suggerire l’utilizzo di 3 applicazioni che abbelliranno la vostra citazione sul social network.

Se non siete esperti di Photoshop, ci sono un sacco di applicazioni e strumenti, assolutamente gratuiti, che vi aiutano nel migliorare la qualità del post in cui è inserita la citazione.

Il primo da citare è sicuramente Pinwords. Si tratta di un servizio che permette di romanzare le tue citazioni che altrimenti resterebbero senza vita.

Uno degli ultimi strumenti di Pinterest, Pintstamatic non solo crea citazioni, ma trasforma qualsiasi cosa voi vogliate in un pin.

Il principale punto di forza di Recite, invece, è la sua semplicità di utlizzo e la sua velocità che lo rende adatto per gli utenti attivi.

Personalmente preferisco utilizzare Pinwords, anche se le altre due meritano almeno una prova. Vi segnalo poi altre 5 applicazioni che meritano almeno una citazione: Chisel, PicMonkey, Quozio, QuotesCover, Behappy.me

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Quasi avesse un’anima!

10/26/2013

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Domenica scorsa ho smontato e rimontato per la prima volta un iPhone 4s. L’esperienza, per quanto bizzarra possa apparire, mi ha fatto penetrare nei meandri della filosofia della mela morsicata. Se mai ce ne fosse stato bisogno, la bellezza interiore del device, mi ha fatto rimanere estasiato. La precisione dei dettagli e l’attenzione con la quale ogni millimetro di spazio è stato sfruttato rispecchia l’anima stessa del suo carismatico trascinatore.
Devo ammettere che una volta smontato ero tentato di non rimontarlo ma dopo pochi istanti e dopo aver riacquistato lucidità, ho preso la decisione più razionale ed ho iniziato a rimontare. Vite dopo vite è stato quasi come se avessi costruito io questo aggieggio, che ora sento ancora più mio, quasi come se ora possedesse un’anima!
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Luce portatrice di internet!

10/24/2013

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Ho sempre cercato di informarmi riguardo il trasporto dei dati attraverso onde elettromagnetiche e mi fa piacere sapere che nel Mondo ci siano ricercatori che si impegnano per migliorare questa tecnologia.

Stamattina leggendo alcuni articoli a riguardo sul famoso blog americano Mashable, mi è caduto l’interesse su una ricerca che stanno portando avanti nell’Università di Shangai. Si tratta, in sostanza, di far riuscire a trasmettere i dati utilizzando la luce al posto delle onde radio.

Nelle aree urbane la banda dei segnali WIFI è sempre più affollata. Per di più, la fisica delle onde elettromagnetiche impone un limite superiore per la larghezza di banda del WIFI. Per farla breve, si possono trasmettere dati solo ad una certa frequenza, ma più è bassa la frequenza delle onde e minore sarà la quantità di dati che si potranno trasmettere.

Ma cosa succederebbe se si potessero trasmettere dati usando onde con una frequenza più alta e senza bisogno di una licenza del regolatore per le telecomunicazioni?

La luce, come le onde radio, è un’onda elettromagnetica con una frequenza centomila volte maggiore del segnale WIFI. Inoltre, non c’è alcun bisogno di permesso per installazione di una lampadina. Tutto quello che serve è un modo per realizzare uno sfarfallio della luminosità molto rapido e accurato, in maniera tale da riuscire a trasportare un segnale.

Da questa domanda e, successivamente, dalla sua risposta, è nato lo standard LIFI. Attraverso questa tecnologia i dati sono trasmessi ad una particolare lampadina a LED. Questa si accende e si spegne con una frequenza molto alta, circa un miliardo di volte al secondo, in modo che l’occhio umano non riesce a percepire questa variazione. Un ricevitore su computer o dispositivo mobile traduce questo sfarfallio in dati. Questa tecnologia potrebbe far trasmettere i dati ad una velocità di circa 10 volte maggiore rispetto il WIFI tradizionale.

LIFI ha però un grande svantaggio. Per poter ricevere una connessione dati bisogna che il dispositivo “veda” la lampadina. Se ci si sposta nella stanza affianco il segnale non riesce a superare la barriera rappresentata dai muri che separano le varie stanze.

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Sarò sempre un appler!

10/23/2013

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Credo che ormai sia chiaro a tutti che i keynote Apple siano diventati una noiosissima banalità, lontanissimi dallo spettacolo pirotecnico a cui ci aveva abituati Steve Jobs.

Continuo ad aspettare il keynote come un evento spettacolare in cui immagino possa succedere sempre qualcosa di speciale, ma la segretezza a cui si era abituati, oramai è svanita nel nulla. I rumors sono costantemente confermati a suon di dichiarazioni a caratteri cubitali sui principali blog tecnologici e puntualmente ribloggati su tutto l’universo internauta, facendo perdere quell’aurea di magnificenza che contraddistingueva ogni evento.

Per me che ho vissuto da appassionato la rinascita di Apple dal ritorno dell’iCeo fino alla sua morte, questo non può che rendermi triste. In fin dei conti sono trascorsi due anni dalla sua morte e non si vede più un briciolo di innovazione jobsiana. Colui che ha inventato prodotti dal nulla rendendoli veri e propri gioielli probabilmente sarà inimitabile, ma la sua filosofia, che ha contraddistinto Apple dalla sua nascita, deve continuare a vivere. E tutti noi, appler, dobbiamo impegnarci a far si che il mito della melamorsicata continui a vivere e far sognare le menti più brillanti.

Spero vivamente che la Apple non diventi un azienda qualsiasi alla Microsoft/Google!

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Virgin airways!

10/20/2013

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“Avevamo in programma di raggiungere Puerto Rico, ma quando arrivammo all’aeroporto, il volo fu cancellato. I passeggeri in attesa sembravano sbigottiti ed inermi. Così, ho visto che qualcuno doveva pur fare qualcosa, mi diedi da fare. Benchè non avessi idea del vero significato della mia iniziativa, con perfetto aplomb noleggiai un aereo per 2000 dollari e divisi la somma per il numero di passeggeri: 39$ a testa. Mi feci prestare una lavagna e ci scrissi: Virgin Airways! 
Grati del mio gesto, i passeggeri acquistarono tutti i biglietti in un attimo. L’idea di Virgin Airways nacque così.
”
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Vuoi o non vuoi tutti andremo sulla nuvola!

10/19/2013

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Parlare di cloud computing sembra ancora una cosa da smanettoni, ma la verità è che si tratta di una realtà con cui tutti facciamo i conti già da tempo.

Personalmente uso dropbox, forse il servizio più famoso per l’archiviazione dei dati sul cloud, già da diversi anni e a dirvi la verità sto seriamente pensando di fare l’upgrade verso il servizio pro che mi permetterebbe di utilizzare una grande mole di spazio.

Ma il cloud non è solo archiviazione di dati ingombranti, ma anche l’accesso a programmi e servizi complessi da qualsiasi luogo e dispositivo. Forse è questa la caratteristica che affascina di più della virtualizzazione. La possibilità di avere tutto a disposizione sia che si stia usando il computer sia che si sia in mobilità con tablet e smartphone.

Naturalmente in Italia, come su molte altre innovazioni siamo indietro, ma essendo la nostra economia fondata sulle PMI la crescita sarà a ritmi molto alti. Perchè è proprio alle piccole imprese che il cloud computing offre maggiori possibilità di risparmio, efficienza e innovazione, permettendo loro l’accesso a funzionalità altrimenti inavvicinabili per prezzo e complessità.

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Accendere il cervello!

10/12/2013

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http://vimeo.com/62858430#
Nell’ambito delle smart city sicuramente un punto focale del discorso è rappresentato dall’illuminazione pubblica notturna. Certamente tutti siamo d’accordo nell’affermare che non ha senso tenere aperte le lampade durante tutta la notte e in strade che sono scarsamente trafficate. Ma è anche vero che per motivi di pubblica sicurezza non si possono lasciare intere strade al buio totale delle notti.

Ecco quindi che incontro a questo problema viene una startup giovane che tra i suoi prodotti di punta ha lo Smart-Eye. Si tratta in sostanza di un occhio, appunto dall’inglese eye, che riesce a decifrare quando sulla strada serve l’illuminazione completa e quando invece ci si può accontentare di una luce più soffusa.

Il risparmio in termini di efficienza energetica, secondo dati della società, si aggira intorno al 49%.

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Arrivederci SIlk Road!

10/3/2013

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E’, o forse era, il più grande mercato nero del web. Si ci poteva trovare di tutto, dal porno estremo alle droghe fino ad arrivare all’hardware per l’hacking.

Le autorità statunitensi nei giorni scorsi hanno, però, chiuso Silk Road, l’Amazon delle cose illegali, ed arrestato il suo fondatore e proprietario, Ross Ulbricht, noto come “Dread Pirate Roberts”. E’ accusato di associazione a delinquere per traffico di stupefacenti, reati informatici e riciclaggio di denaro.

Il sito faceva parte di quello che in gergo viene chiamato Dark Web di Tor. Si tratta, in buona sostanza, di una dimensione della rete che non viene indicizzata dai motori di ricerca ed è esclusivamente accessibile tramite specifiche applicazioni che rendono anonime ogni tipo di operazione.

Il sito fu creato nel 2011 e la merce veniva pagata solo in bitcoin, una moneta elettronica, creata nel 2009, che prevede il possesso ed il trasferimento anonimo del denaro.

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    Gaetano Zupo

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