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11/16/2013

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Ho appena terminato di leggere questo libro di Steven Levy che si prefigge lo scopo di farci vedere da una luce diversa gli hackers. 

Quando ho iniziato a leggere le pagine di questo libro, pensavo che gli hacker rappresentassero una piccola, anche se interessantissima, sotto-cultura. Ma approfondendo gli argomenti che man mano leggevo, ho scoperto come la loro giocosità, unita al loro completo disprezzo per quelli che asserivano ci fossero delle cose impossibili da realizzare, li avrebbe portati alla scoperta delle invenzioni informatiche utilizzate da milioni e milioni di persone. I primi hacker del MIT capirono che era possibile utilizzare i computer per quello che noi oggi chiamiamo word processing (il primo programma da loro utilizzato si chiamava Expensive Typewriter). Diedero vita all'industria dei videogame e si avvantaggiarono dei nuovi chip a basso costo per iniziare a costruire i primi personal computer. 

Molti di loro fecero tutto ciò con assoluta semplicità, per la gioia di tirare fuori qualche "trucco" sensazionale. Ma dietro l'inventiva c'era qualcosa di meraviglioso, una serie di valori che divenne il credo per l'età informatica e in gergo viene chiamata, l'etica hacker. Il precetto di questa visione si può riassumere nel seguente assioma: tutta l'informazione dovrebbe essere libera!

Sono stati gli hacker stessi ad ispirare una generazione di programmatori, pensatori e imprenditori. Ognuno di noi che ha mai us ato un computer ha beneficiato dello straordinario lavoro svolto da questi grandi programmatori. Internet stesso esiste grazie agli ideali degli hacker. La sua espansione, infatti, è stata lubrificata attraverso un progetto che permetteva il libero accesso alla rete.

La parola hacker con il tempo ha preso sicuramente una piega dispregiativa, evidenziando con l'appellativo solo i cyber-criminali, coloro che utilizzano le loro conoscenze in ambito informatico per furti. Questo libro mi ha insegnato che la parola hacker andrebbe utilizzata per quelle persone che, dedicandosi alle scienze informatiche, sono motivate dal desiderio di imparare e costruire, e non rubare e distruggere.

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    Gaetano Zupo

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